Bad news for Roma and Claudio Ranieri: the muscle injury suffered by Lorenzo Pellegrini during yesterday’s training session is more serious than expected. According to reports from Pazzi di Fanta, a portal edited by Gianluca Di Marzio, the Giallorossi captain will have to be out of action for about two months, which means season over.
Making the diagnosis even more serious is Radio Manà Sport, which speaks explicitly of a detachment of the rectus femoris tendon: an injury that will force Pellegrini to a prolonged stop and miss Roma’s decisive final challenges in the Champions race.
For the midfielder, this could be the end of his adventure in the Giallorossi: Roma never started talks with him for the renewal of his contract, which expires in 2026, and his sale in the summer seems a foregone conclusion. But this injury does not play in anyone’s favor, neither the player nor the club.
Sources: Pazzidifanta.com / Radio Manà Manà Sport
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Probabilmente in questa rosa non ci sono tanti fuoriclasse, forse l’unico è Dybala ma ci sono dei giocatori bravi ed affidabili. Lei crede che questa Roma, sia da affidare per una potenziale crescita, più ad un allenatore giovane intorno al quale si possa costruire un progetto magari di due o tre anni, oppure ad un allenatore di esperienza?
“Io credo che se il tecnico di esperienza si chiama Claudio Ranieri, siamo tutti d’accordo nell’affidargli questa squadra, o almeno io sono d’accordo… per qualsiasi altro tecnico di esperienza direi che è un esperimento da non fare. La Roma ha una bella rosa, anche discretamente profonda con dei giocatori che sono migliorati moltissimo nei mesi e sono andati anche oltre le più ottimistiche previsioni. C’è gente che si sta risvegliando da un inizio un po’ tardivo come Soulé che è un talento e che come tale, la Roma lo deve coccolare, corteggiare, perché questi ragazzi vanno trattati in maniera un po’ diversa. Sono fiducioso, anche il centrocampo è molto forte, Pisilli crescerà ancora ma già così è un giocatore importante. Koné è un altro calciatore sempre competitivo, quindi io da tifoso della Roma sono tranquillo e non mi preoccupo. Certamente però la scelta dell’allenatore, peserà su questo non ci sono dubbi”.
Da una parte abbiamo l’incognita allenatore ma dall’altra abbiamo trovato la sicurezza di un portiere come Svilar.
“Svilar è un campione e lo dico senza reticenza. Lui para tutto quello che un portiere deve parare; ha una personalità fortissima, è davvero un giocatore splendido. Ecco tra i meriti dell’allenatore c’è anche questo. È vero che lui l’ha trovato che era già titolare, ma Claudio gli ha dato un ulteriore fiducia e così la Roma si ritrova oggi, ad avere il miglior portiere del campionato italiano. È un campione in campo e anche nei comportamenti, è carismatico, sereno e questo lo trasmette alla squadra”.
La piazza freme per il rinnovo di Svilar, nonostante ci sia un contratto ancora lungo che scade soltanto nel 2027. Ranieri cerca di frenare questo continuo parlare, per far lavorare sempre con serenità il ragazzo.
“E ha ragione Ranieri anche perché Svilar ha un contratto ancora per l’anno prossimo e quindi non vedo dove siano i problemi. Del resto una volta, i contratti scadevano ogni anno, sempre il 30 giugno… è chiaro che questo non può essere il caso di Svilar perché è un patrimonio rilevante e non bisogna arrivare alla scadenza ma c’è ancora tempo. Poi la Roma, a tempo debito dovrà intervenire, allungando il contratto e probabilmente anche adeguandolo perché è un giocatore che vale soldi e nessuno si può permettere di buttarli dalla finestra”.
Direttore, una curiosità, ma lei ha giocato mai contro Ranieri da avversario diretto?
“Sì mi sembra una volta a Catanzaro. Era un marcatore infernale, spietato; sempre molto attento e determinato. Non era un poeta del calcio ma un difensore vero!”
Il poeta del calcio era lei… a distanza di anni, ad oggi come si definirebbe da calciatore?
“Io ero un giocatore che faceva finte e contro finte, mi piaceva ubriacare gli avversari ma molto spesso, succedeva che mi ubriacavo da solo. Mi definirei un grande giocatore che non capiva il calcio!”
Volevo conoscere un suo giudizio su Dovbyk.
“Dovbyk è un giocatore che senza ombra di dubbio ha delle risorse sia fisiche che tecniche ma deve rilassarsi un po’ nei sedici metri, arrivare un po’ più sereno sui palloni e trovare con un po’ più di continuità la porta. Però è un ragazzo che la pagnotta la porta sempre a casa, combatte, lavora; deve affinarsi un po’, perché il primo controllo spesso non è quello giusto, però arriva su tanti palloni, combatte ed è un giocatore che migliorerà. Ha bisogno però di un po’ di tregua, non deve sentirsi ogni domenica il fiato sul collo da parte di tutti perché comunque ridendo e scherzando, Dovbyk ha fatto gli stessi gol di tanti calciatori che oggi vengono celebrati in Italia. C’è chi ha segnato 12 gol e in passato è stato celebrato come capocannoniere ma anche Dovbyk ne ha segnati altrettanti e non mi sembra una brutta media”.
Una curiosità su modo di lavorare che viene usato oggi dagli operatori di meracto. Si va sempre più verso un mondo virtuale, i calciatori si vedono attraverso Internet mentre prima si andava in giro per i vari campi, si vedevano correre sul prato.
“Prima di tutto, i giocatori vanno visti; poi, puoi vederli dal campo o anche in televisione, va bene lo stesso. Certo cambia qualcosa, però ti dico che anche vederli in televisione ti può dare la possibilità di vederne cento o centocinquanta a settimana mentre sul campo ne vedi tre. E se devi andare in fretta come ho sempre fatto io, devi attivare anche i canali internet, gli scout e tutto quello che serve”.
E a volte quando si fa mercato, bisogna anche andare a prendere calciatori per lanciare un messaggio. Proprio come era accaduto con Iturbe quando bisognava battere la concorrenza della Juventus e far capire che la società più forte sul mercato era proprio la Roma.
“Iturbe era l’unico che non andava scoperto, aveva fatto 15 gol nel Verona ed era arrivato a furor di popolo. Era un giocatore forte che purtroppo è stato condizionato da un infortunio maturato in fretta nella partita di Torino contro la Juventus dove tra l’altro, fece un grandissimo gol. Poi purtroppo, non ha ritrovato più quella condizione che ci serviva. Però non sono per niente pentito dall’aver preso Iturbe, perché era un ragazzo generoso, forte, che non ha fatto bene nella Roma ma può capitare”.
Facciamo un gioco. Senza fare nomi di calciatori, se lei dovesse intervenire a fine stagione sulla rosa della Roma dove andrebbe a mettere mano per migliorare la squadra, in quale reparto?
“Io ho sempre pensato, avendoci ragione tra l’altro, che le grandi squadre passano per un centrocampo forte. Quindi un’integrazione la farei lì ma non tanto per bocciare qualcuno, quanto per incrementare qualitativamente il numero nella rosa del centrocampo. In difesa ci sono Mancini che mi piace molto, lo considero un giocatore decisamente affidabile e N’Dicka che credo sia il calciatore più utilizzato della Serie A e aggiungo che non ha sbagliato nemmeno una partita. In porta c’è Svilar del quale abbiamo già parlato, quindi credo che la Roma debba ripartire da loro e ci aggiungo anche Soulé. Insomma vedo per la Roma un grande futuro; poi molto dipenderà anche da come si sistemeranno le cose per quanto riguarda l’allenatore, chi arriverà, con quali motivazioni e quali saranno le caratteristiche della nuova squadra”.
Fonte: Amore Giallorosso / T9
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