IT Happens TODAY APRIL 23 – Lazionews.eu’s column in which we tell you day-by-day events in Lazio history and beyond.
LAZIO – April 23, 2017. On a beautiful sunny Sunday Lazio welcomes Palermo on the 33rd day of the championship. At the Stadio Olimpico there is none for anyone, in just twenty-six minutes the biancocelesti score as many as five goals and a new record: it had never happened – except to Juve in 1938 – to a Serie A team to score all these goals in such a short time.
Le parole di Pellegrini sulla sua vita privata e dove vive
Keita spectacle – author of a hat-trick – Ciro Immobile put his signature on two goals, then Crecco closed in at 91′: three points that confirm Inzaghi’s team in fourth place and that, thanks to the knockouts of Inter and Milan, taste of a decisive stretch in the race for the Europa League. Opponent too weak, perhaps, but credit to a team that confirms its season over the top and beyond expectations.
SPORT – April 23, 2005. Ilanaaq, the official logo of the XXI Olympic Winter Games, is unveiled.
L’influenza che ha avuto il padre
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Sulle maglie della Lazio
“Queste sono fantastiche, mi vengono in mente tanti ricordi, tante partite. È bellissimo vedere i nomi di Stam, Crespo, Nedved… Pavel l’ho conosciuto di persona quando giocavo alla Juventus, era il vicepresidente e avevamo lo stesso procuratore. Guardandole penso ai tempi passati e a tanti grandi calciatori. Non ho parole per descriverle”.
Sulla sua carriera
“Ho iniziato la mia carriera calcistica alla Roma, dove ho fatto tutto il settore giovanile lì dagli 11 anni ai 17/18. Ricordo che vincevamo ogni competizione che giocavamo, sono stato fortunato su quello. Ho esordito lì con la prima squadra, poi sono andato prima in prestito sei mesi al Cagliari e sono tornato per un anno. A Cagliari ho tanti bei ricordi, lì ho iniziato a capire forse per la prima volta di essere diventato un calciatore sia per le persone che ho conosciuto sia per i traguardi che abbiamo raggiunto. Abbiamo fatto delle bellissime cose, la gente me la porterò sempre nel cuore. Nel frattempo mi aveva comprato la Juventus, dopo di che sono andato al Genoa dove non ho trovato molta continuità.
Ho preso il Covid all’inizio e ho avuto due infortuni gravi, non c’erano nemmeno i tifosi allo stadio purtroppo. Non me la ricordo come un’esperienza positiva, ma sicuramente è stata formativa. Per la prima volta però ho capito quanto fosse importante l’aspetto mentale per un calciatore. Alla Juve ho dei ricordi bellissimi dei compagni, dei tifosi e della società. Mi hanno insegnato molti bei valori che tutt’oggi mi porto dietro e se posso, nel mio piccolo, cerco di lasciare a qualcuno. Anche a Torino ho fatto un anno, ho giocato molte partite per quanto poco avevo fatto a Genova. Dopo di che mi sono spostato all’Eintracht Francoforte, al loro primo anno in Champions League. La prima partita contro lo Sporting Lisbona abbiamo perso 0-3, da italiano avevo paura che i tifosi ci fischiassero e invece tutto lo stadio si è alzato in piedi”.
Sulla Lazio
“La cosa che mi ricordo di più erano gli sguardi dei miei amici nelle chiacchierate e nelle telefonate nei giorni prima dell’ufficilità del mio arrivo. La maggior parte di noi tifosi della Lazio sognavamo questa cosa. Ricordo i fumogeni non tanto all’aeroporto, ma arrivati a casa mia con tutti i miei amici più stretti che mi hanno accolto. È stato l’inizio di una favola che ancora oggi continua e che spero possa continuare ancora per molto tempo. Stiamo facendo bene, Roma è casa mia e non penso ci sia qualcosa che un calciatore possa chiedere di più rispetto a ciò che sto vivendo io”.
Sul suo cane Dandi
“Questa peste è Dandi. Ha fatto un anno la scorsa settimana, è il nostro primo cane. Io e mia sorella ne abbiamo sempre voluto uno da piccoli. Si chiama Dandi perché quando sono arrivato qui a Roma mi hanno soprannominato così. Non usciamo tutti i giorni, anzi chiamiamo spesso qualche amico a casa e facciamo delle cene. La fortuna è che siamo molto legati io e mia sorella, ma anche lei e la mia ragazza. Vanno spesso in palestra insieme, Jennifer è una personal trainer. Parlano anche molto, forse anche più che con me tra loro due (ride, ndr.). Questa è una bellissima cosa”.
Sul suo guardaroba
“È cambiato negli anni. Per adesso è praticamente mezzo vuoto perché ci siamo trasferiti da poco. Non sono molto un tipo da completo, come potete vedere. Mi piace molto più vestirmi street-wear. In parte per il trasloco e in parte perché la mia ragazza ha deciso di farmi buttare metà del mio armadio perché non le piaceva, questa è la situazione (dice mostrando i suoi vestiti, ndr.). Io non avevo voglia di buttare le cose, che sono negli scatoloni. Jennifer aveva ragione su alcuni capi, anche se io ci ero affezionato. Poi dice così ma in realtà mi ruba tantissimi vestiti quando esce (ride, ndr.). I compagni di squadra che ho avuto che si vestivano meglio sono Perin, molto elegante, sempre camicia, pull-over, abito, non proprio il mio stile; Patric anche, che è più vicino ai miei gusti street-wear. Di chi si veste peggio ho una lista abbastanza lunga, soprattutto di quando ho giocato in Germania”.
Sulle magliette da calcio
“Questa del Chelsea è di Toni Rudiger, abbiamo giocato insieme nei miei primi anni di carriera. È una persona spettacolare e un bravissimo ragazzo, anche se un po’ matto (ride, ndr.). Poi ne ho una di Chiellini, che me l’ha data quando ho fatto la tournée in America con la Juventus, stava già al Los Angeles. C’è una maglia anche di Fabio Pisacane, che è stato forse una delle persone che mi è stata più vicina nel mondo del calcio. Nel mio anno e mezzo a Cagliari mi ha sia fatto da chiocchia che ci è andato giù pesante, ma ha fatto bene. Ne ho una di Kolarov all’Inter nei miei primi anni di carriera, ho grande stima di lui per la persona oltre che per il calciatore.
Ci tenevo ad avere una sua maglia. Del Real Madrid ho una maglia di Carvajal, non serve che dica qualcosa. Non ci ho mai giocato insieme, ma è uno dei migliori terzini destri degli ultimi vent’anni. Poi ne ho una di Frattesi al Sassuolo, con lui siamo cresciuti insieme. All’inizio eravamo contro, poi abbiamo giocato anche insieme. È una persona speciale, lo considero un amico vero che è la cosa più bella che ti dà il calcio. Prima di arrivare alla Lazio ho chiesto la maglia a Milinkovic-Savic, c’era la patch di miglior centrocampista. Della Juventus ne ho una di Pogba, autografata con dedica. È molto simpatico, è stato veramente d’ispirazione sotto tanti punti di vista per come viveva la sua vita. Mi ha dato tanti consigli, anche se abbiamo giocato poco insieme.
Forse mi voleva bene dall’inizio. In Champions League con l’Eintracht ho giocato contro Bentancur, di cui ho la maglia del Tottenham. Pure lui una persona squisita: con il tempo capisci che i grandi giocatori hanno anche un grande lato umano dalla loro parte. Poi ce n’è una di Nainggolan, forse il più fuori di testa con cui ho giocato. Ma gli voglio bene, è un’anima buona. Ho una maglia anche di Pandev, al Genoa: è un idolo per me, come penso per molti tifosi della Lazio. Un grandissimo giocatore, persona simpaticissima. Abbiamo iniziato il giro degli attaccanti con le maglie di Bale, Salah, con cui ho giocato agli inizi, Di Maria, che mi ha dato tanto in soli due mesi, Morata, Ibrahimovic, mi ricordo che con una ‘rinviata’ mi alzò di mezzo metro dal campo perché avevo provato a fargli il tunnel, Ronaldo, che stargli vicino anche solo in ritiro mi ha lasciato tanto. Mi piace avere questa collezione, soprattutto dei giocatori che mi hanno lasciato qualcosa”.
Sui tatuaggi
“Ho sempre voluto farli, sin da bambino. È una maniera di raccontarsi, tutti quelli che ho hanno un significato. Il primo l’ho fatto con dei miei amici in vacanza, forse è meglio non parlarne (ride, ndr.). Poi mi sono concentrato su un braccio con la Basilica di San Pietro, quindi Roma, un cavallo alato che è sinonimo di libertà e purezza. Mentre di qua ho tatuato un cherubino con un’arma in mano, è una mitraglietta; poi un orologio rotto con un occhio al centro che ha due significati: non importa quali difficoltà la vita ti fa affrontare perché il tempo è galantuomo, per quanto riguarda l’orologio, e l’occhio invece riprende una frase di mia nonna che mi diceva sempre che gli occhi sono lo specchio dell’anima, da cui si possono capire tante cose. Dall’altra parte ho tatuato un leone, che è l’attitudine che uno deve avere nella vita. Sempre affamati e positivi nel vedere le cose. Sulla gamba ho altri tatuaggi con le cose che più mi hanno interessato nella vita, come Da Vinci, Achille, l’Uomo Vitruviano, l’Atlante. Ma dovrò finirli perché mi manca tutto l’interno coscia. Sotto al costato ho un tatuaggio con mia sorella con scritto ‘Ubi tu, ibi ego’, che significa ‘Ovunque tu sarai, io sarò”.
Sui tifosi della Lazio
“Con loro ho un rapporto speciale. Per me sono stati importanti fin dal primo momento, essendo anche io un tifoso della Lazio sin da piccolo mi sono subito sentito vicino a loro. È difficile spiegare quello che provo dentro al campo quando guardo gli spalti e incontro i loro sguardi. So quanto ci tengono, quello che pensano e quello che vorrebbero dalla loro squadra. Io mi sento sempre in debito con i tifosi. Sono contento di avervi portato con me in quella che è la mia vita fuori dal campo. Spero che vi siate divertiti, o che almeno vi abbia incuriosito. Alla prossima, ciao!”.
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L’articolo Nel mondo di Pellegrini: il terzino apre la sua casa ai Media proviene da Lazionews.eu.