Tra la mancata vittoria col Torino in una partita dominata e l’inopinata battuta d’arresto di Brugge, la prima in Champions nella stagione corrente e anche nel momento peggiore trattandosi di un’eliminatoria, l’Atalanta con la Var o il Var (al maschile teoricamente è l’assistant video replay inteso come arbitro da tavolino) ormai ha un conto aperto. Gol annullato a Bellanova e rigore precoce negato per un mani coi granata a Bergamo, rigore inventato dal nulla delle pieghe di un regolamento ormai seppellito sotto l’ambiguo rapporto tra arbitro di campo e registi occulti mercoledì sera. Ma ai nerazzurri, più di tutto, mancano fiato, gambe e idee di riserva. L’onda lunga di un calciomercato da almeno metà degli innesti rispetto a quelli necessari.
Non solo Var: all’Atalanta mancano giocatori nei ruoli chiave
Al minimo appannamento, in mezzo, quando non scala Mario Pasalic, sostituito nell’ultima occasione fra le linee da un Lazar Samardzic che sicuramente non ha fatto meglio di lui, pari temporaneo a parte, non esiste un ricambio per Ederson e Marten de Roon, apparsi non al meglio contro Jashari e Onyedika. E sì che, pur nella diversità di moduli, 3-4-1-2 contro 4-2-3-1, la mediana era a due su ambo i fronti e, uomo nella zona, gli uno contro uno sulla carta dovevano essere tecnicamente vincenti. Dietro, se Rafael Toloi è il quarto di reparto più un paio di giovani per volta, significa che quando Stefan Posch arretra d’un passo o non vi avanza per prendere un passaggino semplice da Isak Hien in occasione del primo svantaggio, la coperta diventa più corta che mai. Davanti, per dirla col Gian Piero Gasperini furioso ma anche rassegnato all’evidenza al Jan Breydelstadion, “dobbiamo finire le partite coi centrocampisti”, alias l’ex Udinese e Marco Brescianini, da lui stessi definiti “mezze ali con caratteristiche diverse, ma non attaccanti”. E allora?
Sette assenze sono troppe
Ormai è tardi per intervenire, ma se l’allenatore chiede a chiare lettere una punta in più e al netto dello switch Zaniolo-Maldini poi gli si rompe ancora Scamacca, si resta con due in meno. Una meno di quante ce ne fossero prima della chiusura della finestra invernale. Con la partenza dell’ex romanista sarebbero dovute arrivarne un paio, non solo il figlio d’arte, che poi con la sua lesione ha accorciato temporaneamente il reparto di un altro copriletto. Oddio, facciamo una federa, visto che titolare proprio non è.
L’Atalanta dalla coperta corta
Aggiungendoci la retrocessione nelle gerarchie di Matteo Ruggeri, stavolta frenato dall’influenza, sulle corsie poi a benzina finita di Davide Zappacosta, l’assistman di turno nonché migliore in campo per i nerazzurri insieme al jolly croato, deve subentrare l’acerbo Marco Palestra, per di più dirottato a mancina che non è cosa sua col risultato di perdere il boccino all’origine dell’episodio finale. La degna sceneggiatura di un thriller. Ma anche la dimostrazione che a Bergamo i miracoli non si fanno, tantomento con sette santini contemporaneamente in infermeria: tra Kolasinac, Kossounou, Lookman, Maldini, Ruggeri, Scalvini, Scamacca c’è fuori mezza squadra fra cui tre mammasantissima del calcio gasperiniano. Hai voglia a prendertela col Var, se paghi una rosa ridotta all’osso di fatto e di diritto.
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