Interviewed on Radio Marte, Alessandro Renica, speaking about the soccer expressed by coach Antonio Conte, mentioned a dilemma that already existed in Massimiliano Allegri’s time at Juventus. Here are his words, “Controversy about Napoli’s lack of good play? It is the eternal question around which soccer has always revolved, the dilemma between spectacle or concreteness. It has also been discussed with regard to Allegri’s Juve. I agree with what Conte said: in soccer it is necessary to win, and those who succeed deserve it even beyond the beautiful game. For spectacle there is the circus; soccer is a different thing. I also do not agree with those who say Napoli did not play well in Lecce or during the season: it is normal that you cannot dominate for 90′, the opponent exists, emotional aspects come into play, there are many situations that determine the course of a match.”
The former footballer continued: “Against Atalanta or against Juve, Napoli played important and beautiful games. Then there are matches where you have to suffer and win. Napoli is at the top with merit, Conte has managed to transfer his mentality to the players, and you can see players on the field who are animated by great determination, which is anything but obvious. I must also give kudos to De Laurentiis: he has not created problems in the locker room, he took Conte, he took Oriali and for buying players like Lukaku, McTominay and Buongiorno who have made the difference. The society has been exemplary. Conte has been exceptional, he has done a tremendous job on the defensive phase that I had noticed from the very beginning, erasing the previous year in which Napoli was taking ridiculous goals with unrecognizable players.” Read also Matias Soulè’s words on Allegri <<<
Qualcuno dei difensori può recuperare? E’ contemplato anche un eventuale cambio di sistema di gioco?
“Gatti al massimo può fare quello che ha fatto nell’ultima gara. Vediamo Lloyd (Kelly ndr) che si è allenato con noi. Sulle domande su chi gioca e sui sistemi preferisco non rispondere per non aiutare l’avversario”.
Qual è il valore aggiunto che pensa di aver dato alla squadra dal suo arrivo?
“Del mio operato è sempre difficile parlare. Preferisco lasciarlo commentare agli altri. Per me si è fatto un buon lavoro viste tutte le problematiche che abbiamo avuto in questi 40 giorni. E’ giusto sottolineare anche questo, perché a volte lo si dimentica. Perché se una volta non c’è mai Gatti, non c’è mai Koopmeiners, non c’è Yildiz da 2-3 partite, che Lloyd ne gioca 2-3, Cambiaso pure, giocando un tempo a partita, non sono cose così banali. Penso che nel complesso si è fatto un buon lavoro.
Abbiamo fatto tre belle vittorie in casa, avendo tre squadre concorrenti dirette fuori, Bologna, Roma e Lazio. Si è fatto la partita con il Parma, che ho commentato già 2-3 volte. Una partita con due trasferte e un po’ di problematiche nel quale non si era meritato assolutamente di perdere. Comunque, delle tre fuori, quella in cui abbiamo fatto meglio è contro la Roma. Con il Bologna abbiamo giocato alla pari, mentre con la Lazio, in undici contro undici, siamo stati meglio noi. In tutti i post gara ho sempre avuto sensazioni buone, pensando che la squadra ha dato tutto quello che poteva dare in quel momento. Voglio condividere questa sensazione, anche se poi è chiaro che bisogna essere esigenti, pensando che la Juve deve sempre andare ovunque a vincere. Sono consapevole di questa cosa qua e il primo dispiaciuto.
Io vorrei andare a giocare contro la Lazio e vincere, ma, anche se magari mi sbaglio, penso che la squadra ha dato tutto quello che in quel momento poteva dare, viste tutte le problematiche dal momento che sono arrivato, nel quale la squadra era nel buco profondo. Ora vedo una squadra più consapevole delle proprie qualità, più viva e più battagliera con un gioco che abbiamo espresso tante volte a un livello ottimo. Poi, io vorrei si giocasse 90′ minuti un calcio champagne, però in questo momento non si può fare. Allora bisogna capire i momenti, capire quelli di una squadra in ogni momento di una stagione e di una gara. Io faccio i complimenti ai ragazzi perché loro hanno dato tutto quello che possono”.
Come sta Vlahovic? Questi 180′ minuti rimasti possono essere la sua occasione?
“Sono sempre una grande occasione per tutti. Tutti gli allenamenti e tutte le partite. E’ un giocatore importante che ha avuto un po’ di problemi. Lui non è stato convocato in 2-3 gare per problemi fisici. Ora è tornato e ci darà una grande mano fino alla fine”.
In questo periodo ha dovuto fare molto lavoro da psicologo oltre che da allenatore? In particolare, lo ha fatto questa settimana in vista di una partita sulla carta più agevole?
“Le nostre tre gare in casa le abbiamo vinte tutte e tre. In secondo luogo, non ci sono gare facili sulla carta. Nel mio modo di pensare al calcio non esiste. Poi, l’allenatore è sempre uno psicologo, sia individualmente, che per la squadra. Deve avere approcci diversi con venti giocatori; sapere di cosa parlare e quando farlo, avendo un approccio alla gara, dal punto di vista psicologico, sempre diverso. Non si prepara la gara in uno, non si dicono cose quando c’è quello o quello e soprattutto si guarda chi c’è davanti. Quando tu hai davanti Giorgio Chiellini, Gigi Buffon, Bonucci o gente di 30-35 anni con cinque scudetti dietro parli in un modo e li motivi in un modo. Quando hai una squadra diversa, gli parli in modo diverso. Un allenatore è sempre uno psicologo, anzi è una cosa importante nel bagaglio di un allenatore”.
Pensa che la sua squadra possa patire la grande fisicità dei giocatori dell’Udinese? In questo senso, quanto pesa l’assenza di Thuram?
“L’Udinese è una squadra fisica che corre tanto. E’ una gara difficile che ho visto fare durante l’anno delle gare pazzesche. Perché quando uno dice che è una partita meno difficile sulla carta non si ricorda, per esempio, di quella tra Napoli e Udinese. Se si va a vedere quella partita, ci si rende conto di che partita potrebbe esserci domani. Sarà una partita super difficile, dove non si può sbagliare niente, dove dovranno stare sul pezzo tutti quelli che partono e tutti quelli che entrano”.
Quanto lei e la squadra avreste potuto dare di più in condizioni normali, considerando gli infortuni e tutti i problemi che ha elencato?
“Tanto. Io dico le cose perché è giusto che lo si dica. Siccome io non so se uno dice o non dice, perché nel calcio esterno conta anche quello che dicono altri, in quanto la legge legge e vede e io non leggo e non so, allora è giusto che un allenatore venga e dica come sono le cose. E’ il mio punto di vista. Perché se uno pensa che una squadra senza Gatti, Vlahovic, Bremer e Koopmeiners è la stessa perché è la Juve, spiego che non è uguale. Allora, è giusto che io lo dica, ma senza chiedere scusa. E’ per mettere le cose sul foglio.
Io posso ripetere quello che ho detto quando sono arrivato, ovvero che la squadra al completo, con Cabal, Bremer, Gatti, Koopmeiners, che stava uscendo in una-due gare nel quale ha fatto gol per poi non esserci più per cinque gare, io penso che è forte, anche quest’anno. E’ la mia opinione”.
Puoi definire meglio cosa intendi con l’eravamo in un buco profondo?
“E’ una cosa davanti agli occhi di tutti. Non devo dire io questa cosa e non ho detto niente di nuovo. Abbiamo parlato quando sono arrivato qui quarantacinque giorni fa. Poi, grazie al loro lavoro fatto insieme è uscita da quel buco in un tempo abbastanza corto”.
Si sente di meritare la conferma? Come vive l’ombra di Conte?
“Io vivo la giornata; me la godo. Soffro, ma non pensando a quel futuro, ma per come preparare meglio la partita con l’Udinese. Mi metto nei panni dei giocatori, sento loro e la loro voglia di fare che mi da fiducia. Mi nutro di questo ed è questo il bello di questa vita da allenatore, che ogni tanto è sofferta. Poi, se mi si chiede se mi sento inferiore a qualcuno, dico di no. Non mi sento inferiore a nessuno”.
Come ha visto in queste due settimane Yildiz? Quanto ha sofferto a vedere i suoi compagni lottare senza di lui?
“Ha sofferto tanto. Ha avuto questa cosa che è già stata commentata. E’ dispiaciuto. Lui è un giocatore fondamentale nella rosa nostra. E’ stato in queste due gare, Bologna e Lazio, fuori. La prima ha fatto metà, mentre a Parma non c’era. Ha saltato quasi quattro gare. Gli ho detto di non sentire ora la responsabilità di farsi perdonare, andando oltre dal punto di vista psicologico. Deve stare dentro nella gara e fare le cose che lui sa fare. Non deve fare le cose per fare vedere a tutti e che gli può portare via qualcosa. Lui deve fare ciò che è bravo a fare in quelle zone di campo che, dico sempre, possono fare bene sono i giocatori che hanno le qualità per poterci stare”.
Cosa può spostare il fatto di sapere di avere il destino nelle proprie mani a due giornate dalla fine?
“Ti da sicuramente qualcosa. Però, bisogna lasciarsi andare per fare le cose senza pensieri. E’ un imput che do sempre ai ragazzi. Non significa non pensare a ciò che bisogna fare, ma che bisogna giocare a calcio come piace ai ragazzi. Trovare gusto anche nel soffrire, nel difendere e di fare le cose che alleniamo. Questa è sempre la cosa migliore”.
Se dovesse dipendere da lei, riconfermerebbe questa Juventus anche per il prossimo campionato?
“Quello che penso della squadra e del futuro l’ho già spiegato poco fa”.
Porterà qualche giocatore della Next Gen? Ne ha visto qualcuno in particolare più pronto?
“Sì, vediamo siccome siamo pochi. Magari porteremo uno o due giocatori. Lo vedremo domani”.
L’articolo Juve, Tudor: “Al mio arrivo buco profondo. Ora la squadra è viva” proviene da JuveNews.eu.