Un aiuto al calcio, con una grande eccezione. È quello che arriverà dalla 7ª commissione permanente del Senato, che la prossima settimana approverà l’atto di indirizzo risultante dalle quaranta audizioni con i vertici del pallone e non solo. A illustrare i 18 punti del documento, tecnicamente un atto di indirizzo parlamentare nei confronti del Governo e quindi non vincolante, ci ha pensato Paolo Marcheschi, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Cultura e relatore dell’atto: «Registra le criticità di un settore che ha un impatto da 11,3 miliardi sul Pil. Non ci sono indicazioni sul Decreto Crescita: si è convenuto che gli eventuali benefici fiscali vadano destinati a chi investe nei vivai, in infrastrutture, nel calcio femminile, anziché in calciatori stranieri che non apportano alcun valore aggiuntivo al campionato e penalizzano l’impiego dei nostri ragazzi in prima squadra limitando la scelta dei commissari tecnici per la Nazionale».
NO DECRETO CRESCITA. Come scrive Tuttosport, è questa la doccia fredda su tutto il movimento, in particolare sulla Serie A: forti della nuova sintonia in Figc – e dell’apertura registrata dall’Aic a patto di riservare gli sgravi ai campioni -, le big del massimo campionato si aspettavano di poter tornare a beneficiare di un regime fiscale che in passato, come ha ricordato il presidente di Lega Simonelli pochi giorni fa, ha portato in Italia diversi campioni con un indotto positivo per tutti. Non è questa l’idea della commissione e del resto è complicato chiedere al governo Meloni il ripristino di un provvedimento molto lontano dai sentimenti che ne animano la base elettorale: avrebbe più senso spingere per un intervento draconiano sulle norme sugli stadi, che porti a superare le lungaggini della burocrazia italiana. La speranza, come si dice, è comunque l’ultima a morire: le big di A confidano nella propria moral suasion, oltre che nel possibile appoggio del ministro dello Sport Andrea Abodi, che il 10 marzo incontrerà Simonelli insieme a Maurizio Leo, viceministro delle Finanze.
PROPOSITI. La buona notizia per i club arriva sul fronte delle scommesse, altro tema molto caro al calcio: «In merito al Decreto Dignità, che ha bloccato le pubblicità delle società di scommesse – ha aggiunto Marcheschi -, dopo sei anni riteniamo che sia doveroso un bilancio. È stato palesemente aggirato e ha fallito l’obiettivo di contrastare la ludopatia, penalizzando il campionato e riducendo le entrate con una stima di 100 milioni l’anno». È il sostanziale via libera all’abolizione del decreto, voluto dal Movimento 5 Stelle. C’è di più: l’atto suggerirà di destinare agli organizzatori del campionato l’1% dei proventi del betting. Una proposta, in questo caso, che farà felice la A, considerato l’impatto economico decisamente superiore al ritorno della pubblicità, dato che nel frattempo gli operatori del settore hanno trovato il modo di aggirare i paletti. Tra gli altri punti dell’atto, la necessità di nuovi stadi e infrastrutture, lo sviluppo dei vivai e del calcio femminile, il contrasto alla pirateria, la riforma della giustizia sportiva: tanti buoni propositi che certificano le intenzioni di assecondare – con una rilevante eccezione – le richieste del calcio.
L’articolo No al Decreto Crescita, sì alle sponsorizzazioni con le scommesse: la linea del Senato sul calcio proviene da Calcio Lecce.