Con Konan N’dri la Costa d’Avorio a Lecce fa…tre. Il neo attaccante giallorosso è infatti il terzo ivoriano nella storia del Lecce, andandosi ad aggiungere a due elementi a loro modo entrambi vincenti ma in modo ben diverso: Arnaud Kouyo, difensore centrale Campione d’Italia con la Primavera di Roberto Rizzo, e soprattutto Axel Cedric Konan. Quest’ultimo attaccante che merita un excursus ad hoc.
Dopo gli inizi Costa d’Avorio, ad Abidjian (ex capitale del paese degli Elefanti) e dintorni, Konan arrivò in Europa e fu portato nel Salento dall’importante rete di osservatori che facevano capo a Pantaleo Corvino. Fisico esile solo all’apparenza, andatura felpata che dava l’impressione di una lentezza di base solita a tramutarsi in repentine accelerazioni e tecnica da calciatore formato. Questo sconosciuto 16enne si mise in mostra già nelle giovanili giallorosse, appena giunto nel 1999, guadagno vertiginosamente spazio.
Gli Allievi, subito la Primavera e, nemmeno 18enne, l’esordio in un Lecce-Juve del 2000. Un piccolo antipasto di una carriera che partì in picchiata verso le luci della ribalta. Nel 2001/2002 qualche altra piccola puntatina in prima squadra, con tanto di gol che vale un punto in Venezia-Lecce 1-1, ad appena 18 anni. Konan inizia a farsi scoprire ed amare, soprattutto da quel Delio Rossi che lo lancia spesso in B l’anno dopo. 16 presenze e 2 gol utili a dare una mano nel ritorno in Serie A.
20 anni ma già 3 gol e una promozione, niente male. Ed è lì che inizia il trittico di stagioni da protagonista di uno dei gioielli del club di Semeraro, pronto a spiccare il volo e diventare un big. Nel 2003/2004, soprattutto grazie a un grandissimo girone di ritorno, contribuisce a costruire la salvezza giallorossa. E lo fa soprattutto in un pomeriggio di aprile che passa alla storia, del club leccese e del campionato italiano.
Stadio Delle Alpi, Juventus-Lecce 3-4. Konan è praticamente inarrestabile, supera avversari come birilli e batte due volte Gigi Buffon. Per i giallorossi sono tre punti fondamentali in chiave salvezza, per l’ivoriano l’etichetta di giovane tra i più interessanti della Serie A, e non solo. E il talento di Abidjan si dimostra tale anche una volta che il suo mentore Rossi saluta: arriva Zeman, c’è da correre. Konan lo fa a modo suo, ma anche quest’anno sono gol (ancora 6) e salvezza. Su tutti quello fondamentale con il Milan (prima di un’espulsione) e quello, da tre punti e bellissimo al termine di una grande cavalcata, a Brescia.
Diversa la solfa nella terza stagione in A, quantomeno a livello collettivo. Stavolta i 6 centri dell’ivoriano, molti dei quali pesanti (ancora decisivo in un 1-0 al Milan), non riescono a contribuire alla permanenza in Serie A del club salentino. Lecce in B, ma senza il classe ’83. In estate infatti si fa avanti il Torino, che rileva Konan in prestito per puntarvi in chiave lotta per la permanenza in massima serie. Le cose non vanno però come previsto: un brutto infortunio nega al 23enne di proseguire nel processo di crescita che lo ha visto protagonista negli anni precedenti in maglia giallorossa.
Appena 5 apparizioni, zero centri e il ritorno a Lecce l’estate successiva. Ma non era, non sarà più questione di Lecce come ambiente ideale per esprimersi. Dopo il 2006, Konan non sarà più lo stesso ovunque. Non riuscirà non solo ad esplodere, ma nemmeno ad avvicinarsi lontanamente ai livelli raggiunti in precedenza. Due stagioni in giallorosso tra A e B, con 18 partite giocate e una rete prima del trasferimento a Bellinzona.
Nella Superleague svizzera 16 presenze e 2 centri nel 2010/2011, poi un’annata da svincolato prima del canto del cigno con i rossoneri del Sorrento. Appena 7 gare in Serie C1 senza guizzi in riva al Tirreno, dunque la decisione di appendere gli scarpini al chiodo (salvo una breve ripresa in terra estone con lo Zenith Tallin nel 2017).
Si chiude così a soli 30 anni la carriera da calciatore di Konan, giovane promessa di un Lecce di cui, con 20 gol all’attivo, è il sesto miglior marcatore in Serie A. Ed il miglior africano in assoluto almeno per ora, con la speranza che il suo quasi omonimo appena arrivato possa superarlo o almeno ripeterne le gesta. Le quali magari saranno state contenute nel tempo, ma hanno comunque regalato ai tifosi salentini emozioni indimenticabili.
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