Anche a gennaio, come di consueto ci troviamo, nei giorni successivi alla chiusura di ogni sessione di calciomercato che si rispetti, a commentare e dare il nostro giudizio a quello che è stato l’operato del Lecce. Lo facciamo, come successo il 2 settembre 2024 dopo Lecce-Cagliari 1-0 alleggeriti dal fondamentale successo ottenuto venerdì a Parma, il quale non deve tuttavia andare ad influenzare in modo assoluto un’opinione preventiva che parte da situazioni oggettive per andarsi poi a sviluppare nell’inevitabile soggettività dello scrivente, cosa che dunque può trovare apprezzamento o anche no. Ciò che è certo è che come sempre i parametri da prendere in considerazione tendono all’infinito e qui si proverà ad avere un’osservazione sì finalizzata al punto di vista tecnico, con l’importantissima missione terza salvezza da raggiungere, ma anche prospettica. Gli aspetti saranno organizzati e riassunti partendo dal voto con cui andiamo a giudicare l’operato di Corvino e Trinchera, ovvero il 6,5.
LA CESSIONE STORICA. Nell’economia del voto incide tanto la cessione di Patrick Dorgu al Manchester United per 30 milioni più bonus fino a 7,5, da (voto) 8 per l’ammontare storico della plusvalenza, ma anche per la conduzione della trattativa da parte di società e area tecnica del Lecce, avvicinatasi il più possibile all’iniziale richiesta di 40 milioni. Dorgu, venduto a prezzo “da Premier League”, è stato sul campo l’unica luce del Lecce nel periodo più buio coinciso con le ultime partite dell’era Gotti. Al raggiungimento dei punti nel girone d’andata ha quasi sempre contribuito il danese, scorer anche a Venezia nella prima di Giampaolo. È vero che il Lecce perde la sua principale fonte di imprevedibilità offensiva, ma trattenere di forza un giocatore dall’indubbio potenziale a fronte di un’occasione così (con un prezzo di realizzo così) sarebbe stato irrealistico per la gestione del club orientata alla patrimonializzazione. Il rischio erosione del valore di Dorgu, per fattori che sarebbero andati dal successivo rendimento all’eventuale rivendita in caso di retrocessione, era decisamente alto.
PROMOZIONE E SPERANZA. Vale la pena, a costo di apparire ripetitivi, che al giorno d’oggi il tifoso deve ovviamente fare il suo, gioire, sognare ed esaltarsi sognando la vittoria della sua squadra ovunque, ma, allo stesso tempo, si deve trovare a vestire i panni del commercialista. Questo perché il mondo calcio sta andando, in molte latitudini, al collasso e il palleggio tra fondi mondiali di certo non è un nuovo mecenatismo che cancella debiti e problemi. Il Lecce sta cercando e riuscendo a camminare con i propri piedi nonostante le risorse limitate alla quasi totalità delle partecipanti alla Serie A. Ciò è vero che priva dell’entusiasmo vissuto in altri tempi per arrivi clamorosi ma ci mette di fronte alla realtà, che vede Lecce, periferia geografica del calcio e dell’economia nazionale, stare, e anche bene, in mezzo ai grandi. Prima anche di entrare nel giudizio, e vale anche per la centrifuga di giudizi che, come e giusto che sia, farà parte dei commenti dei tifosi, è giusto ripetere questi concetti. Ciò che conta in casa Lecce è fare il massimo, senza uscire dalle righe e senza rimpianti. Così è stato per l’esonero di Gotti con un anno di contratto ancora in ballo, così deve essere anche quando si tratta di fare i conti con bilancio ed esigenze tecniche di squadra. Il lavoro compiuto dall’area tecnica del Lecce è andato in piena coerenza con questa realtà dei fatti.
ALTRE USCITE. Detto già della cessione monstre di Dorgu, il Lecce ha ceduto Hasa (500mila euro al Napoli), mai entrato nelle rotazioni di Gotti e Giampaolo prima di ritornare da Giovanni Manna, ora in azzurro e fautore della sua crescita nel progetto Juventus Next Gen. Poco prima del gong, è stata ratificata la bocciatura di Bonifazi, assente causa infortunio per mesi ed escluso dalla lista già nel comunicato della mattinata del 3 febbraio. L’ex Bologna, trasferitosi al Sassuolo, ha dato una mano solo nella vittoria contro l’Empoli. Il Lecce ha preferito investire su elementi più giovani comprati titolo definitivo alle spalle della coppia di centrali titolari. Ragioni (note) extracalcistiche hanno accelerato l’interruzione del prestito di Pelmard, che in campo non ha impressionato. Dopo due anni e mezzo, Oudin ha lasciato il Lecce per accasarsi in prestito alla Sampdoria. Ricerca di esperienza e maturità poi per McJannet (in C al Cerignola), Salomaa (nuova avventura alla Lucchese) e Borbei (tornato in patria al Cluj con possibilità di riscatto). Daka, habitué per un quadriennio nella formazione Primavera al pari di Borbei, ha salutato.
BASE DIFENSIVA E TEMPI. Il Lecce è arrivato al calciomercato di gennaio in una gravissima emergenza difensiva, numerica e di qualità. I giallorossi, al 4 febbraio, sono la peggiore compagine per differenza reti, anche se nel -23 incidono le imbarcate con Fiorentina, Inter e Cagliari. Ai guai fisici di Bonifazi si sono aggiunti i fatti che hanno coinvolto Pelmard e gli infortuni occorsi a Gaspar e Gallo. Il trittico Empoli-Cagliari-Inter è stato affrontato con l’adattamento forzato di Dorgu sulla corsia difensiva. Degli interventi anticipati avrebbero permesso a Giampaolo lo schieramento del neo Red Devil avanti, ma così non è stato. Corvino, come già descritto in precedenza, ha optato per le scommesse Tiago Gabriel e Danilo Veiga, entrambi acquistati dall’Estrela Amadora, club di provenienza di Kialonda Gaspar. Tiago Gabriel ha solo mezza stagione, pur positiva tra i pro, mentre Veiga, vice di Guilbert, arriva con un pizzico di esperienza in più. A Sala, in prestito dal Como, spetterà coprire le spalle a Guilbert. Come spesso accade, sono scommesse da vincere. Nell’ultima fase di campionato, molto del destino del Lecce passerà dal quando e come rientrerà Gaspar. Senza le garanzie tecniche assicurate negli anni passati da Umtiti e Pongracic (difficile chiedere di più a Jean), l’integrità fisica degli interpreti dell’undici (o della quindicina) titolare sarà importante per limitare i danni. Per il futuro, occhio a Scott.
LA CREATIVITA’ (MANCANTE?) A CENTROCAMPO. In mediana c’era bisogno di qualità, verticalità e inserimenti (ancora 0 gol provenienti dai centrocampisti). All’apertura della campagna trasferimenti, si conveniva sulla necessità di una figura così di spessore per rendere completo un reparto in cui si spera di vedere con una certa continuità Berisha (due presenze da titolare e due partite positive per lui). La variabile inaspettata è stata la crescita di Helgason. L’islandese, ripescato in lista dopo l’infortunio di Banda, ha sempre goduto della fiducia di Giampaolo e, bloccatosi Rafia, ha alzato l’asticella delle proprie prestazioni conquistando la titolarità. La speranza nel recupero degli infortunati (discorso che vale per Rafia e Banda, in lista) ha fisiologicamente inciso nelle valutazioni verosimilmente orientate inizialmente all’inserimento di un elemento di sostanza in prestito.
PIU’ FRECCE PER KRSTOVIC. Il ripopolamento con colpi e qualità delle corsie offensive era l’altra necessità del Lecce, peggior attacco oltre che seconda peggior difesa. Il palleggio di Giampaolo ha bisogno di personalità, tecnica e corsa negli spazi. Karlsson, primo acquisto, in prestito dal Bologna, ha dribbling e colpi per accelerare le cifre offensive. La costanza di Pierotti e Morente, ad oggi 7 gol in due, migliorati rispetto alla prima fase di torneo, vale la fiducia in assenza di colpacci accessibili, specialmente ad un prezzo conveniente nelle ultime ore della sessione invernale. Con il nuovo tecnico, sia lo spagnolo sia l’argentino sono presenti in zona gol per contribuire al fatturato di Krstovic, anch’egli numeri alla mano con un mattoncino in più rispetto alla stagione del debutto in Italia. Il possibile apporto del rientrante Banda è la prima variabile imprevedibile. La seconda viene dal campionato belga: Konan N’Dri riporta la Costa d’Avorio a Lecce. Il nuovo arrivato arriva in forma dopo le 24 presenze (con 3 gol e 2 assist) in maglia OH Leuven. Normale aspettarsi qualcosa al netto dell’adattamento alle difficoltà della Serie A. Al centro, si augurano gol e lunga vita a Krstovic. Ante Rebic, senza movimenti e azioni da centravanti e ok da esterno alto sinistro con Gotti, sembra un po’ avulso dalla battaglia sportiva che il Lecce è chiamato a fare ogni weekend. L’augurio è di farci smentire.
FIDUCIA E SUPPORTO. Il monito fatto dopo il calciomercato estivo vale anche ora: supporto e fiducia per un progetto che cresce. L’operazione Dorgu ha dato ampio respiro, ma, per tempi e modi, il Lecce non ha potuto tesserare altri profili nell’immediato. Fatte le analisi sopra riportate sulle criticità emerse e sulle azioni poste in essere a gennaio, la squadra di Giampaolo merita fiducia e positività. Si doveva fare il possibile per tappare le falle createsi durante il girone d’andata e così è andata . La conferma delle performance degli elementi riqualificati dal tecnico abruzzese e il recupero degli infortunati saranno l’ago della bilancia. Così, la resa dell’iniziale 6,5 come voto al calciomercato potrà superare ampiamente il 7.
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